Vuoi comunicare bene? Improvvisa!

Conoscete l’ improvvisazione teatrale? Io l’ho scoperta a Bologna nel 2019  e, da allora, me ne sono innamorata. E quando ti innamori vuoi sapere tutto di quella persona e hai bisogno di condividere con lei anche il tuo mondo. Infatti, in questo articolo, uniremo comunicazione e improvvisazione. 

Patrizia, ma che diamine dici? 

Come comunicare bene con l’improvvisazione teatrale

Sto proprio dicendo che per comunicare bene serve, anche, improvvisare. Vi sembra un’assurdità perché vi hanno sempre detto che dovete avere una solida e impeccabile strategia. Che bisogna fare il blog, i reel, i caroselli, i webinar, i freebie, la newsletter, e anche i cartelloni in autostrada se serve a raggiungere i vostri obiettivi. E, soprattutto, che tutte queste azioni promozionali vanno decise e organizzate con cognizione di causa. MAGARI ASSUMENDO UNA PROFESSIONISTA. Ok, questo è vero non scherziamo. 

Strategia, obiettivi e programmazione servono. Ma ora tiriamo un bel respiro e ci mettiamo in posizione di attesa e scopriamo  

I 7 valori dell’improvvisazione teatrale utilizzabili per migliorare il nostro modo di comunicare.  

1 Mettiti in ascolto

In uno spettacolo di improvvisazione teatrale trovate attori e attrici con una formazione e, in alcuni casi, una struttura di massima dello spettacolo, il cosiddetto “format“. Non c’è un copione, né un canovaccio o contenuti predefiniti da trattare nel corso dello spettacolo. Ma abbiamo moltissime altre cose: 

  • noi stessi + la somma delle nostre esperienze di vita + il nostro stato d’animo
  • i nostri e le nostre partner di scena
  • un/a musicista 
  • un/a regista luci 
  • il pubblico
  • l’ambiente circostante

Tutti, in parte anche il pubblico, sono pronti a improvvisare con noi per creare i nostri infiniti copioni possibili. Per farlo, serve predisporci all’ascolto, inteso come percezione di ciò che sta capitando intorno a (e dentro di) noi. Per questo motivo, il percorso di formazione di un allievo prevede, soprattutto nelle fasi iniziali, la rimozione di meccanismi che ostacolano l’ascolto, come gli automatismi, l’ansia da prestazione, la ricerca dell’originalità a tutti i costi, la tendenza al controllo di sé stessi, degli altri o della scena. 

Per “scrivere” le nostre scene, è sufficiente attingere da ciò che è a nostra disposizione, qui ed ora.

Similmente, per mandare messaggi efficaci, dobbiamo saper ascoltare. Ispirandoci alla posizione neutra che si usa per cominciare una scena di improvvisazione teatrale, anche noi possiamo scegliere di lasciare scivolare le braccia lungo il corpo, per concentrarci su quello che succede intorno a noi ed essere pronte a ricevere un feedback di un cliente o una proposta di collaborazione che arriva o che, inaspettatamente, viene rifiutata. 

Stare in una posizione di ascolto serve a reagire prontamente e bene agli input esterni. 

2 Accetta le proposte 

Stando in posizione di ascolto, è più facile riconoscere una proposta. Quando parliamo di “proposta” nell’improvvisazione teatrale intendiamo qualunque battuta o attività compiuta da uno degli attori riferita o diretta a uno o più partner di scena. In senso più ampio, tutto può diventare “proposta”, anche un gesto involontario, il modo in cui viene detta una battuta, il linguaggio non verbale dell’altro, un “errore”, un colpo di tosse dalla platea, una nota di chi suona, l’illuminazione di una ben precisa porzione di palco o di un colore particolare.

Se prestiamo attenzione, le proposte sono sempre nell’aria. 

Una volta riconosciuta, la proposta va accettata e possibilmente valorizzata prima di restituire il favore a chi è in scena con noi, che farà lo stesso. Et voilà, la scena è servita. L’accettazione è un passaggio fondamentale. Può sembrare molto semplice, razionalmente, ma per imparare a farlo dobbiamo rimuovere i meccanismi che ci portano istintivamente a rifiutare o bloccare una proposta. Ad esempio: la paura dell’ignoto, che si traduce nella tendenza al controllo della scena e del compagno e il giudizio che causa rifiuti, perdita di diverse occasioni alla ricerca della “proposta perfetta”.

Anche quando comunichiamo, non possiamo decidere sempre tutto prima nel minimo dettaglio. Soprattutto quando il risultato dipende dagli altri e non solo da noi. Per esempio, anche se abbiamo le nostre analisi di marketing, non sappiamo esattamente come reagirà il pubblico a quel post o a quella pubblicità sponsorizzata. Allora guardiamo i dati e ascoltiamo le reazioni per cambiare approccio, forma o sostanza se lo riteniamo opportuno. 

Una strategia di comunicazione è necessaria, purché sia flessibile. 

3 Dai valore alle emozioni

L’improvvisazione teatrale è fatta di azioni e reazioni. Reagire a qualsiasi cosa, che sia una battuta, un contatto fisico, o qualsiasi altro atto, volontario o involontario, significa attivare un processo che ci porterà alla produzione di testo e azione. E le reazioni, consciamente o inconsciamente, partono sempre dalla sfera emotiva. 

Le emozioni generano il pensiero che si traduce in parole o movimento. 

Se saltiamo il passaggio delle emozioni, tutto ciò che produrremo sarà artificioso e poco credibile. Possiamo creare un testo tecnicamente perfetto, muoverci come grandi danzatori o usare la voce in maniera impeccabile, ma mancherà sempre la “verità”. 

Infatti, è proprio vero che le emozioni servono tutte anche per comunicare bene con determinatezza, distacco, simpatia e, perché no, anche (un po’) di sana rabbia. L’importante è che attingiamo a emozioni autentiche, ovviamente espresse nel rispetto degli altri

Le emozioni danno valore alla nostra offerta e rendono più autentica la nostra identità professionale (brand).

4 Alza la posta in gioco

Perché una scena funzioni, è indispensabile che per i protagonisti gli accadimenti siano importanti. Lo spettatore deve immedesimarsi nei personaggi e percepire che hanno qualcosa da perdere. Come possiamo interessarci a una scena in cui un miliardario perde 50 euro in una scommessa? E se la stessa scommessa la perdesse un personaggio che quei 50 euro non li ha proprio? E se l’altro scommettitore fosse una persona pericolosa? E se sapessimo che la famiglia del personaggio perdente lo sta aspettando a casa, convinta che lui sia andato a procurarsi del cibo per la cena? Ecco che, come spettatori, cominciamo a investire le nostre emozioni nella storia. L’esempio parla letteralmente di “posta in gioco”, ma questo meccanismo può valere in qualsiasi situazione. L’importante è non esagerare, evitando il sensazionalismo che causerebbe incredulità e quindi distacco. A parte il rischio di questo effetto boomerang, vale sempre crederci. 

Più la posta in gioco nella scena è alta, più aumenta il valore della scena stessa. 

E bisogna crederci anche se si ha una piccola azienda agricola o una merceria o se stiamo lanciando un business di palloni che non si sgonfiano mai. Qualunque sia il tuo progetto, credici, dai valore alla tua proposta. Se non ci credi tu, non ci crederanno neanche le persone alle quali ti rivolgi. A meno che non offra open bar e buffet libero, se l’energia che trasmetti con la tua comunicazione si abbassa, l’effetto si riverserà su tutto. Hai bisogno di una pausa? Fermati, magari, delega. Meglio poco e meglio che tanto e male. Ma prima dei risultati, pensa a cosa c’è alla base della tua comunicazione: 

Troviamo assieme la posta in gioco che rende coinvolgente il tuo progetto professionale. 

5 Rispetta gli status 

Preparatevi per una grande scomoda verità: viviamo rispettando continuamente degli status e li cambiamo anche più volte durante il giorno, non solo nel corso della vita. Alcuni sono preimpostati nella società, altri li costruiamo noi. In ogni caso, è bene tenerne conto anche nelle scene che improvvisiamo. A volte impostare una relazione tra due personaggi con una forte disparità di status è addirittura una condizione sufficiente a reggere una scena, senza il bisogno di inventarsi altro. Infatti, riconoscere e accettare la differenza di status ci aiuta a far prendere al nostro personaggio decisioni coerenti e, perché no, a scoprire degli aspetti del suo carattere e della sua visione del mondo. 

Lavorare sullo status del proprio personaggio rispetto agli altri ci conferisce immediatamente spessore, profondità e credibilità. 

La cosa incredibile è che questa “gerarchia” naturale, viene fuori anche nel modo di gestire la relazione con la nostra community di utenti o clienti. In fase di strategia, decidiamo come impostare lo stile della comunicazione nel suo complesso: caldo, freddo, informale, collaborativo, ironico etc. Ma ci sono casi nei quali è possibile riconoscere nettamente che ci troviamo in una posizione di potere o di soggezione rispetto al nostro interlocutore. Pensate alla fase di preventivo o a quando riconosciamo di avere commesso un errore e chiediamo scusa dimostrando una maggiore disponibilità. Se, per esempio, abbiamo uno stile positivo e collaborativo, ma un giorno ci arriva una recensione negativa, i ruoli si ribaltano e, per bilanciarli, bisogna reagire in maniera onesta e adeguata. Qui una dritta che vale anche nella vita di tutti i giorni: 

Mantenere la calma è espressione di uno status alto.

6 Risolvi i conflitti 

Esperimento: Cappuccetto Rosso non passa per il bosco e arriva dalla nonna sana e salva; Romeo e Giulietta sono amici di famiglia; Frodo arriva al Monte Fato in elicottero. Non proprio eccitanti, giusto? Se prendiamo in considerazione la stragrande maggioranza delle storie conosciute, sappiamo che contengono un percorso disseminato di conflitti per l’Eroe (o eroina nel senso di donna Eroe) e, fino all’ultimo, ci faremo la fatidica domanda: “ce la farà a raggiungere il suo obiettivo?”. Questo perché il pubblico vuole essere coinvolto, immedesimarsi nel / nella protagonista e vivere un viaggio emozionante.  

Un aspetto importante è anche comprendere qual è il registro che stiamo utilizzando. I conflitti esistono nelle tragedie e nelle commedie, nelle farse e nelle pantomime. Possono essere comici o tragici, leggeri o gravissimi. Dobbiamo poi essere bravi a dosare i conflitti e a controbilanciare con momenti di alleggerimento. 

I conflitti sono inevitabili nelle storie, così come nelle nostre vite.  

Da professioniste siamo in conflitto con noi stesse, con i colleghi e a volte anche con i e le clienti. Come insegna l’improvvisazione teatrale, meglio includere, quando si presentano, i conflitti nella nostra storia dosandoli e provando a risolverli, invece di ignorarli fingendo che vada tutto bene. Lo so, ormai è chiaro che posso fare la lifecoach. 

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7 Vai dritto al punto

Nell’improvvisazione non abbiamo la possibilità di revisionare il nostro testo, dunque abbiamo bisogno di un atteggiamento che ci porti a creare al primo tentativo scene non interlocutorie. Di solito, la scena inizia e scopriamo solo in corsa perché è necessaria nell’economia della storia. Un rischio importante è quello di creare delle scene-ponte, ovvero rappresentare dei tratti di storia superflui che si svolgono tra due momenti importanti della storia (Cappuccetto Rosso dà indicazioni stradali a un viandante che si è perso; Romeo mangia qualcosa perché ha fame; Frodo si ferma in una locanda per fare pipì). 

Un’altra trappola in cui è facile cadere è l’impostazione di una scena in cui si parla dell’azione principale (un boy-scout dice alla mamma che nel bosco ha visto una bambina vestita di rosso parlare con un lupo; il cugino di Giulietta chiacchierando rivela che la cugina ha preso una pozione per simulare la sua morte; due orchi parlano del fatto che un hobbit sta scalando il Monte Fato e presto il Signore del Male sarà sconfitto). 

Invece di parlare di qualcosa già avvenuto, meglio passare all’azione!

Una comunicazione efficace deve restare concreta e occuparsi di cose utili per il pubblico di riferimento. Per semplificare e andare dritto al punto, basta ridurre le introduzioni al minimo e concentrarsi sul messaggio. Questo ci aiuta a non perdere il filo di quello che vogliamo dire e i nostri utenti a capire subito di cosa diamine stiamo parlando. Così possono reagire di conseguenza commentando o contattandoci o, addirittura, acquistando i nostri prodotti e servizi. In ogni caso, 

  • Mettiamoci in ascolto 
  •  Accettiamo proposte esterne
  •  Diamo valore alle emozioni  
  •  Alziamo la posta in gioco
  •  Rispettiamo gli status
  •  Risolviamo i conflitti 
  • Andiamo dritto al punto, con semplicità e concretezza.
A che servono i guru del marketing quando c’è l’improvvisazione teatrale? 

Buona comunicazione strategica e improvvisata a tutti e a tutte!

Questo articolo è scritto in collaborazione con Teatro a Molla, la compagnia e scuola di improvvisazione teatrale dove mi diverto, mi sento a casa e, a quanto pare, faccio anche crescita personale. 


Grazie a Marco Melotti per le fotografie, alla compagnia Teatro a Molla, in particolare ad Antonio Contartese e Daniele Mazzacurati, per la collaborazione e alle belle personcine presenti, in parte, nelle foto con cui condivido prove e palco da settembre 2019.

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